"Non è bene che l'uomo sia solo" (Gen 2,18). Così viene rivelata, fin dalle prime pagine della Genesi, la natura essenzialmente relazionale dell'identità umana. Non per niente temiamo la solitudine come si teme la morte. La morte stessa infatti non è che l'estrema forma della solitudine. Eppure a volte ci isoliamo volontariamente, alla ricerca di un contatto comunionale con qualche cosa di noi che si è perso là fuori, tra la folla informe delle voci e delle presenze estranianti. Solitudine e comunione sono polarità che ci fanno oscillare in un equilibro precario, e spesso non sappiamo cogliere nè il senso del deserto nè quello dello stare insieme.
Non poche figure bibliche possono aiutarci a fare i conti con la paura della solitudine, perchè ci hanno preceduto proprio in quei deserti della vita che più temiamo. E lì invece della morte hanno trovato la Vita. Lo stesso Gesù è stato spinto dello Spirito nel deserto, segno che proprio quel luogo inospitale custodisce il segreto di quella comunione perfetta nell'amore che tanto desideriamo.
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